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Tempi di posa / esposizione

I tempi di esposizione assieme al diaframma sono le uniche due cose che bisogna conoscere perfettamente se vogliamo fare fotografia, vediamo se riesco a fare un po’ di chiarezza.

Tempo di esposizione

In tutte le macchine fotografiche reflex è presente una ghiera dotata di numeri, che permette di impostare il tempo di esposizione, i valori dei tempi di esposizione si misurano in frazioni di secondo, per esempio:
"1/60 - un sessantesimo di secondo", mentre 250 si legge 1/250 - un duecentocinquantesimo di secondo".

Come a quanto succede coi numeri “f” del diaframma,  i numeri più grandi si riferiscono ai tempi più brevi (rapidi), mentre i numeri più piccoli si riferiscono ai tempi più lunghi (lenti).

Tempi medi sono 60 e 125 (1/60 di sec. e 1/125 di sec.), che possono essere usati senza cavalletto (purché la mano sia salda e il soggetto da fotografare sia fermo), sono adatti per condizioni di luce normale: ambienti aperti con luce naturale.
Tempi brevi sono 250 e 500 (1/250 di sec. e 1/500 di sec.), che permettono di riprendere anche scene in movimento senza ottenere il cosiddetto effetto mosso, sono adatti per condizioni di luce forte: ambienti aperti con sole molto diretto.

Tempi brevissimi sono 1000 e 2000 (1/1000 di sec. e 1/2000 di sec.), che permettono di riprendere anche scene in forte movimento senza ottenere il cosiddetto effetto mosso, sono adatti per condizioni di luce estrema: ambienti aperti con sole molto diretto, su neve, mare...


Tempi lunghi sono 30 e 15 (1/30 di sec. e 1/15 di sec.), che devono essere usati col cavalletto e non permettono di riprendere scene in movimento senza ottenere l'effetto mosso, sono adatti per condizioni di luce debole: ambienti chiusi con illuminazione artificiale o ambienti aperti in penombra.
Tempi lunghissimi sono 4 e 8 (1/4 di sec. e 1/8 di sec.), che devono assolutamente essere usati col cavalletto e non permettono di riprendere scene in movimento senza ottenere l'effetto mosso, sono adatti per condizioni di luce molto debole: ambienti chiusi con poca illuminazione o ambienti aperti in penombra oscura.
Tempi estremamente lunghi sono 1 e 2 (1 sec. e 1/2 sec.), che devono assolutamente essere usati col cavalletto e non permettono di riprendere scene in movimento senza ottenere l'effetto mosso, sono adatti per condizioni di luce estremamente debole: ambienti chiusi con pochissima illuminazione o ambienti aperti in penombra o notturni.
Il tempo B “Buil” è la cosiddetta posa, cioè l'apertura dell'otturatore per un tempo a piacere: tutto il tempo in cui il fotografo tiene il dito premuto sul pulsante di scatto, può essere anche un tempo di decine di secondi se non anche minuti.

E’ consuetudine paragonare il sensore della nostra fotocamera ad un secchio da riempire e l’obiettivo al rubinetto: per riempire il secchio si può aprire al massimo il rubinetto per un breve tempo, oppure lasciar scorrere un sottile filo d’acqua per un tempo più lungo.
Allo stesso modo il fotografo può scegliere, sempre in relazione all’esposizione della scena, se utilizzare un diaframma aperto per un brevissimo tempo o un diaframma più chiuso per un tempo di esposizione maggiore.
Ci troviamo a decidere quale delle due grandezze sia quella più importante, beh questo dipende dal tipo di fotografia che vogliamo fare, ma è bene tenere a mente questi 4 punti:

  1. il diaframma molto aperto (f/2.8 o più) è in genere utile per i ritratti poichè consente di avere il soggetto a fuoco e lo sfondo piacevolmente sfocato (minima profondità di campo)
  2. il diaframma molto chiuso (f/8 o più) è in genere utile per le foto di paesaggi o in generale quando si cerca un maggiore dettaglio, avendo tutta la foto a fuoco (maggiore profondità di campo)
  3. un tempo di esposizione molto breve ci consente di ‘fermare’ il movimento di un oggetto, per esempio scattando a 1/60 sec riusciremo a ‘fermare’ un ciclista, mentre per un automobile che viaggia a 60km/h sarà necessario un tempo di 1/200 sec
  4. un tempo di esposizione lungo ci consentirà di creare particolari effetti di mosso nelle foto artistiche o nelle foto notturne 
Decidiamo quindi se lavorare in priorità di tempi o priorità di diaframmi, e in automatico la nostra reflex calcolerà l’altro valore in base ai dati che riceverà dall’esposimetro (lo strumento che si occupa di vedere quanto è luminosa l’area inquadrata), lasciandoci la possibilità di modificarli se questi non fossero di nostro gradimento.

Per imparare vi consiglio di non utilizzare la modalità automatica della reflex (modalità P sul selettore), ma Tv (Time value) per lavorare in priorità di tempi e Av (Aperture value) per lavorare in priorità di diaframmi poi con un po’ di pratica potete usare la modalità M e fare tutto in manuale.

Ogni macchina reflex ha un sensore x controllare l’esposizione, questo si chiama esposimetro, è con l’esposimetro e la ghiera di comando che controlliamo la giusta esposizione della foto, ogni tacchettina inferiore o superiore allo “ 0 assoluto” è chiamata “ Stop” quindi quando usiamo la ghiera parliamo di stop,1 stop,2 stop e così via…..le foto fatte con stop inferiori vengono chiamate “sottoesposte” ,al contrario , quelle fatte con stop superiori “sovraesposte”, il mio consiglio è di fare foto sempre leggermente sottoesposte perché dopo in fase di post-produzione è facile recuperare i dettagli più scuri, mentre nelle foto sovraesposte non è possibile recuperare nessun dettaglio perché il punto più chiaro viene impresso nel sensore come una chiazza bianca. 

 

Relazione tra tempi e diaframmi
Quando l’esposimetro propone una coppia diaframma-tempo non è detto che sia quella desiderata o per motivi di nitidezza (diaframma) o per velocità del soggetto (tempo) e quindi occorre modificare tempo e diaframma in modo da ottenere l’effetto desiderato senza per questo alterare la quantità di luce che deve giungere al sensore.
Intuitivamente si ha che chiudendo il diaframma (usando f più grandi) si fa arrivare meno luce e quindi si deve compensare usando un tempo d’esposizione più lungo; mentre usando un diaframma più aperto (f più piccoli) si fa arrivare più luce e quindi si deve compensare usando un tempo più breve.

Esempio pratico:
Se l’esposimetro propone f/4 e tempo di 1/500 ma per una maggiore profondità di campo vogliamo usare f/8 occorrerà impostare il tempo a 1/125, poichè ci siamo spostati coi diaframmi di due posizioni verso la luce (destra) occorre bilanciare spostandosi di due tempi verso il buio (sinistra).

Se l’esposimetro propone f/22 e tempo di 1/4 ma abbiamo necessità di fotografare un oggetto in movimento dovremmo utilizzare tempi più rapidi, scegliendo 1/500 occorrerà impostare diaframma a f/2, poichè ci siamo spostati con i tempi di sette posizioni verso la luce (destra) occorre spostarsi con i diaframmi di sette posizioni verso il buio (sinistra).
Come avrete notato esiste una legge che lega i tempi ai diaframmi :
f ² / t = Costante
La formula indica che il rapporto tra il quadrato del numero di diaframma ed il tempo deve rimanere costante e questo spiega perché i tempi cambiano 1/2 ed i diaframmi di radice quadrata di due.
Ogni volta che azioniamo il pulsante di scatto della nostra fotocamera, facciamo entrare al suo interno una certa quantità di luce, la quale andrà a colpire o la pellicola, o il sensore.
I sistemi che regolano l’ingresso della luce sono due, l’otturatore, che presiede ai tempi di posa, ed il diaframma.
A questo punto un neofita potrebbe chiedersi:

Perché due sistemi, in fondo fanno entrambi la stessa cosa, fanno passare la luce ?”.
Questo è vero, ma c’è una differenza che sembra sottile ma comporta grosse differenze nelle foto che si possono ottenere, la differenza è che il diaframma regola la QUANTITÀ DI LUCE, mentre l’otturatore decide PER QUANTO TEMPO LA LUCE COLPISCE IL SENSORE.

Questi due meccanismi lavorano sempre insieme, e la loro corretta regolazione ci permette di ottenere la giusta esposizione.

 
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